di Debora Zagami
Il Tribunale Ordinario di Roma in composizione monocratica, dopo avere convalidato l’arresto in flagranza dell’imputato per i reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale (con applicazione di misura cautelare) ha autorizzato l’acquisizione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza installate e operative presso esercizio pubblico ove si erano svolti i fatti.
Ciò in quanto durante il suo esame in aula davanti al Giudice, l’imputato ha strenuamente sostenuto la propria innocenza, invocando a sua difesa le prove documentali (immagini e filmati di videosorveglianza) che si sarebbero potute acquisire prima di definire il processo.
Nell’immediatezza mi sono recata presso l’esercizio pubblico e ho curato personalmente l’acquisizione dei file video, così da evitare la sovrascrizione/cancellazione dei dati, con inevitabile dispersione dell’elemento probatorio.
Dall’esame dei video è emersa una dinamica completamente diversa da quella rappresentata dagli Agenti di Polizia!
Ne è conseguita l’assoluzione dell’imputato e la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per gli accertamenti d’uopo sulle responsabilità dei pubblici ufficiali.
Quanto alla richiesta della difesa di trasmissione degli atti al P.M. si rileva che – se è legittimo che gli Operanti abbiano allontanato [OMISSIS] anche spingendolo, visto che lo stesso non aveva ottemperato all’evidente invito in precedenza rivoltogli ed aveva continuato ad avvicinarsi in maniera aggressiva e minacciosa – è indubbio che dall’esame del video acquisito non si evince affatto che l’imputato, così come riportato nel verbale di arresto, abbia scagliato il portacenere verso i poliziotti e soprattutto che abbia sferrato loro, nei confornti di entrambi, prima di essere bloccato ed atterrato, un pugno al volto dell’Agente [OMISSIS] e poi un pugno al volto e un calcio all’Agente [OMISSIS]
(Tribunale di Roma, Giudice Dr. Iulia, sentenza n. 8463/2023)