Le investigazioni dell’avvocato penalista

Tempi, modi e strumenti per elaborare una strategia difensiva efficace

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di Debora Zagami

Per comprendere l’importanza di una difesa attiva nel processo penale, è necessario tenere bene a mente che, per quanto nel nostro ordinamento l’onere della prova è posto a carico dell’Accusa, i tempi largamente dilatati del procedimento impongono una immediata supervisione da parte dell’Avvocato difensore di tutti gli elementi probatori che possono avere afferenza con la questione trattata, se ancora esistenti al momento dell’assunzione del mandato professionale.

Potranno essere elementi potenzialmente idonei a supportare le ragioni proprio assistito, o elementi efficaci per neutralizzare o contrastare le future prove a carico del cliente raccolte dall’Accusa: in entrambi i casi la cristallizzazione del dato nelle forme di legge può fare la differenza in termini di risultato.

La fase delle indagini preliminari, che rappresenta il periodo durante il quale il Pubblico Ministero raccoglie i materiali in base ai quali deciderà se chiedere il rinvio giudizio del soggetto indagato o l’archiviazione del procedimento per infondatezza della notizia di reato, può durare anche oltre i 24 mesi.

In questo lungo lasso temporale la gran parte degli atti compiuti dagli Inquirenti sono coperti dal segreto istruttorio, dunque non accessibili alla difesa.

Il rischio che preziosi elementi di prova vadano dispersi a causa del passaggio del tempo è concreto!

Il riflesso irreversibile del tempo che scorre sui ricordi impressi nella memoria di eventuali testimoni, è soltanto uno degli aspetti che deve essere valutato al momento dell’accettazione del mandato defensionale.

Le informazioni che potrebbero andare perdute soltanto per motivi di “intempestività” sono davvero molteplici e non è realistico farne una sintesi astratta.

Basti pensare alla mole di documentazione che rischia di essere cancellata e nella quale potrebbero annidarsi elementi di supporto alle tesi difensive (fotografie, registrazioni, immagini di videosorveglianza, registri delle chiamate, tabulati telefonici ecc.).

Il difensore chiamato ad assumere la difesa dell’indagato o della persona offesa dovrà adoperarsi immediatamente per elaborare una strategia efficace in vista delle prospettive procedimentali ragionevolmente prevedibili.

Gli strumenti a disposizione del difensore sono indicati nel Titolo VI-bis del Libro V del codice di procedura penale.

Colloqui informativi, assunzione di informazioni testimoniali, accesso ai luoghi per accertamenti, richiesta di documentazione alle Pubbliche Amministrazioni ecc.

Si aggiungano poi tutte le attività che possono essere compiute di iniziativa sulle c.d. fonti d’interesse pubblico tratte da fonti aperte (OSINT – Open Source INTelligence), così come le attività di analisi che possono svolgersi sulla persona dell’assistito e quelle che possono essere commissionate a consulenti tecnci o investigatori privati.

Chi opera sul campo sa che l’attività investigativa del difensore è sfornita di qualsivoglia “coercizione” e dunque l’efficacia concreta non è paragonabile a quella perseguita dal Pubblico Ministero, ma è innegabile che anche l’attività investigativa coordinata dall’Avvocato penalista lungimirante può condurre a risultati positivi in tempi relativamente brevi.

 

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